L'impatto del Coronavirus sul mercato immobiliare italiano

L'impatto del Coronavirus sul mercato immobiliare italiano

La recente crisi causata dal Coronavirus ha portato danni all'economia in diversi settori e quello immobiliare purtroppo non ha fatto eccezione. Si e` calcolato che dall'inizio di questo anno gli investimenti nel mercato immobiliare sono scesi del 30% rispetto a quelli dello stesso periodo dell'anno passato. Tuttavia non ci si aspettano particolari danni apportati da questa condizione anche in vista della situazione di crisi che continua dal 2008. Il calo drastico è atteso nei riguardi delle abitazioni in affitto per le vacanze, a vantaggio delle case di villeggiatura o quelle adibite a periodi di locazione più lunghi.

Già le prime osservazioni hanno rilevato che l'attuale crisi è profondamente diversa da quelle che hanno già coinvolto la nostra nazione e dalle quali l'Italia, faticava ancora a riprendersi. Sorge quindi la questione dell'inadeguatezza dei parametri di valutazione finora adottati per assegnare un valore alle strutture, i modelli valutativi utilizzati sono stati messi in dubbio ed e` nata la necessita` di adottarne e crearne di nuovi, prendendo in considerazione aspetti che venivano prima trascurati.

La domanda che in molti si pongono è "quanto a lungo si protrarranno gli effetti del Coronavirus sull'economia del settore immobiliare?”. Questo aspetto è strettamente legato alla durata, imprevedibile, del clima di incertezza e paura che si è diffuso tra gli italiani. Ci sono tuttavia alcune tendenze che non sono state danneggiate con l'arrivo del Coronavirus e sembrano tutt'ora generare un discreto interesse, come il tema dell'ecosostenibilità energetica delle abitazioni, un punto quindi in cui effettuare grandi investimenti nel tentativo di uscire da questa situazione.

Una propensione quindi, a seguito della crisi Covid-19, verso il green e l'ecosostenibilità sembra l'unica via d'uscita. Durante i primi tre mesi dell'anno dell'anno 2020 si era registrato un aumento del 1,9% del prezzo al metro quadro degli immobili rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, statistica molto incoraggiante che aveva lasciato ben sperare per la situazione del nostro mercato in questo ambito.

Mettiamo in evidenza, inoltre, che questa tendenza di crescita era stata curiosamente generata dal mercato degli immobili usati che aveva riscontrato una crescita che si aggirava attorno al 2,2% rispetto ai dati relativi del 2019. Il miglioramento è avvenuto in modo più deciso nelle abitazioni site al Nord Est dove si è  registrata una crescita dei prezzi al metro quadro del 4,2%, l'aumento nelle zone del centro e del sud se pur consistente è stato di molto inferiore, ci troviamo rispettivamente al +1,6% e al 0,9%. Purtroppo il destino ha giocato un brutto scherzo e nonostante queste statistiche positive il Coronavirus ha demolito tutte le speranze che si erano venute a generare.

Effetti del Coronavirus sul mercato dei mutui
Un altro elemento che aveva contribuito ad una ripresa del mercato immobiliare è stato l'innalzamento della convenienza del tasso dei mutui. Nell'ultimo periodo dell'anno scorso, infatti, la Banca d'Italia aveva registrato un aumento dei mutui erogati del 9,3%, cosa che sembrava destinata a continuare a giudicare dalla situazione dei primi tre mesi del 2020.

Prima della pandemia si era registrato, soprattutto tramite l'utilizzo di canali online che permettevano in modo facile la ricerca di offerte migliori in tal senso, un aumentato interesse nella rottamazione dei vecchi mutui. Dai dati rilevati è sorto infatti che durante il primo periodo del 2020 il peso delle richieste di  surroga è passato dal 55% al 57% fino a raggiungere a febbraio il 62%. Fino ad arrivare al periodo di marzo dove si e` registrata una drastica e triste discesa della richiesta dei mutui fino al -23%, proprio a causa della condizione di paura ed incertezza sulla situazione economica causata dal lockdown del Coronavirus.

Durante il primo periodo dell'anno, compreso tra gennaio e febbraio, si è registrato, grazie ai valori di minimo storico degli indici IRS, un aumento delle preferenze dei privati nei confronti dell'apertura di nuovi mutui a tasso fisso, con un dato sulle domande che passa dall'89% al 92%.


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